Residenza fiscale: attenzione quando dovete pagare le tasse se sei un freelance abituato a lavorare anche all’estero. La legge stabilisce che non sempre residenza anagrafica e fiscale coincidono.
Che cos’è la residenza fiscale
La residenza fiscale è un concetto giuridico abbastanza complesso e ben diverso dalla residenza anagrafica. Non è detto infatti, che residenza fiscale e anagrafica coincidano.
Per circoscrivere la residenza fiscale si parte dal presupposto che una persona fisica – o per meglio dire un contribuente – ha residenza o domicilio in Italia per più di 183 giorni all’anno e per questo è soggetto alle regole di tassazione italiana.
Per capire meglio, facciamo un esempio pratico: se io ho dimora abituale in Italia per 365 giorni all’anno, residenza anagrafica e fiscale coincidono; se io vivo in Italia per più di 183 giorni (ad esempio 200 giorni), all’Agenzia delle Entrate non interessa per gli altri 165 giorni dove vivo e dove lavoro, poiché sono soggetto alla tassazione italiana, avendo residenza fiscale in Italia. Non importa dove i redditi siano stati, nel corso dell’anno, prodotti.
Una situazione molto frequente, dunque. Se un tempo gli impieghi più frequenti erano nello stesso luogo dove si viveva, oggi le professioni si sono fatte sicuramente più complesse e ci portano all’estero, per periodi piuttosto lunghi.
E sicuramente una delle professionalità che si sposta sul territorio europeo e internazionale, è proprio quella del freelance, una tipologia di lavoro dinamica che spesso può portare a collaborazioni anche oltre i confini del proprio Paese.
Dove fissare la propria residenza fiscale?
Se sei un freelance con:
- residenza o domicilio stabiliti nel territorio italiano
- iscrizione all’anagrafe della popolazione residente e lo sei per più di 183 giorni
la tua residenza fiscale è in Italia e sei sottoposto al regime fiscale nostrano.
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Questi requisiti sono stabiliti per legge, dall’articolo 2 del D.P.R. n. 917/1986 (“TUIR”).
Esempio 1
Mario Rossi è un freelance con residenza in Italia. Risulta iscritto all’anagrafe italiana per più di 183 giorni all’anno. Mario Rossi ha residenza anagrafica e fiscale in Italia.
E nel caso in cui un freelance abbia dimora abituale all’estero?
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Se sei un freelance oramai lanciatissimo all’estero, lavori online e dimori fuori dai confini nazionali per meno di 183 giorni all’anno, ecco l’esempio che ti calza a pennello.
Esempio 2
Mario Rossi è un freelance residente in Italia. Si trasferisce all’estero per meno di 183 giorni all’anno ma non cambia la residenza in Italia. Ha la residenza anagrafica e fiscale in Italia.
Se invece svolgi la tua attività di freelance all’estero e dimori fuori per più di 183 giorni all’anno? Vedi l’esempio 3.
Esempio 3
Mario Rossi è un freelance residente in Italia. Si trasferisce all’estero per più di 183 giorni all’anno ma non cambia la residenza in Italia. Ha la residenza anagrafica in Italia ma quella fiscale all’estero.
Mario Rossi non può più essere considerato fiscalmente residente in Italia ma deve anche procedere a:
- cancellarsi dall’anagrafe italiana
- iscriversi all’Anagrafe Italiana dei residenti all’estero (AIRE).
In questo caso, attenzione alla doppia imposizione perché il rischio più grande è quello di pagare le tasse in entrambi i Paesi, in quello in cui sei residente e quello in cui produci reddito. Per evitare che succeda questo – grazie a delle convenzioni internazionali – puoi chiedere presso un qualsiasi ufficio territoriale dell’Agenzia delle Entrate il certificato di residenza fiscale. Per ottenere il certificato è necessario pagare 3,10 € per ogni copia richiesta, utilizzando il modello F23, il codice tributo 964T presso gli sportelli bancari e gli uffici postali o marca da bollo di pari importo. Nella richiesta va indicato il tipo di reddito prodotto, che nel caso del freelance è lavoro autonomo.
Per la compilazione puoi farti assistere da un CAF, Centro di Assistenza Fiscale, o un professionista (commercialista), ricordando di portare la fotocopia di un documento di identità, di provvedere al pagamento di cui sopra e compilare in ogni sua parte la richiesta di certificato con i tuoi dati anagrafici. Il certificato è redatto in lingua doppia – lingua italiana e inglese o italiana e francese – e ai sensi della legge è rilasciato solo per l’estero. Si può anche delegare una persona di fiducia per il ritiro.
E infine attenzione a non sottovalutare il domicilio fiscale – il luogo dove hai deciso di ricevere tutte le comunicazioni dell’Agenzia delle Entrate – perché ben diverso dalla residenza fiscale. Se vuoi cambiare domicilio fiscale – visto che coincide con la residenza anagrafica – procedi online tramite il sito dell’Agenzia o presso un ufficio territoriale tramite modulo cartaceo.